Il fenomeno più preoccupante!
Frequentemente sui quotidiani compaiono articoli allarmanti, si basano prevalentemente su
statistiche teoriche, stilate da qualche ente che sfrutta la situazione attuale, questi enti speculano su
studi di media che non approfondiscono l'argomento e non osservano la reale oggettività di un
degrado che ormai è inarginabile. Frequentemente molti giornalisti pubblicano articoli che
espongono la problematica occupazionale in modo poco realistico. La maggior parte di queste
pubblicazioni, incentra l'attenzione sul fatto che i giovani non vogliono svolgere mansioni manuali,
secondo l'accorto giudizio di questi “giornalisti”, tali mansioni sono ritenute dai giovani mansioni di
infima categoria, è un giudizio arbitrario e non offre la possibilità a nessuno di contestarlo, perché
eventuali risposte ad un articolo, inviate dai lettori indignati non sono minimamente considerate.
Molti giornalisti poi ritengono opportuno incentrare l'attenzione su particolari molto discutibili, le
realtà occupazionali in stretto legame con l'artigianato e l'industria, sono definite “degradanti” dai
giovani che dovrebbero affacciarsi al pittoresco e folcloristico mondo del lavoro, che caratterizza la
realtà Italiana attuale, ma prima di stilare il loro “ben fatto” articolino, quanti giovani hanno
intervistato?, quando stilano un articolo, pensano solo alle vendite o pensano a trascrivere la realtà?.
Ripetono instancabilmente che i giovani non si vogliono sporcare le mani, riportano continuamente
le parole di “quel politicante” che appellò i giovani italiani col termine “bamboccioni” (o qualcosa
di simile)!!!. Prima di stilare un articolo, prima di poter diffondere un'opinione sarebbe opportuno
documentarsi, prima di travisare una realtà converrebbe riflettere e in modo critico valutare la
veridicità dei fatti, ciò purtroppo avviene troppo raramente. Un drammatico dato di fatto è costituito
dalle età dei disoccupati, coloro abbiano superato trentacinque anni, non trovano lavoro e non
rientrano nelle nuove agevolazioni (varate dal nuovo governo Monti), la percentuale di persone
disoccupate al di sopra di trentacinque anni è altissima (l'età media della popolazione si è alzata in
modo esponenziale). Il “redditometro” come è stato chiamato, asfissia l'economia, come una
misericordia, sta aiutando a smettere di soffrire la già debole circolazione dell'economia nazionale.
Le realtà produttive si avvalgono di manodopera a basso costo, in genere prediligono gli
extracomunitari, più frequentemente di quanto si possa pensare stipulano contratti lavorativi sulla
parola, per avvalersi degli immigrati clandestini. Se un “giornalista” avesse analizzato realmente la
situazione, se un giornalista avesse indagato immerso nella realtà attuale, si sarebbe potuto rendere
conto che la maggior parte delle realtà produttive italiane, sono costituite quasi totalmente da
stranieri. Gli imprenditori possono lavorare su cantieri “faraonici” senza pagare le tasse,
sottopagando la manodopera e incrementando situazioni di sfruttamento dalle connotazioni
preoccupanti, molto soggette a degenerare. L'agenzia delle entrate dovrebbe osservare queste realtà
imprenditoriali, ma è più facile colpire i lavoratori sottoposti, i pensionati, i servizi che lo stato
dovrebbe “gentilmente” elargire ricevendo il gettito fiscale ormai insostenibile. L'informazione che
dovrebbe essere al servizio del cittadino, filtra e modera in maniera arbitraria le notizie, gli
avvenimenti che non rientrano nel contesto di “regime” devono essere taciuti, le notizie ritenute
inopportune o scomode, devono essere minimizzate. Intanto dobbiamo assistere inermi ad un nuovo
fenomeno propagandistico, quale, i “giornalisti” politicizzati che elargiscono prediche, inculcano
insegnamenti e distribuiscono proseliti sui canali televisivi, molto similmente ad un canale di
televendite popolato da cartomanti, streghe e fattucchiere col setaccio. Le zone industriali si sono
trasformate in zone espositive, la maggior parte dei capannoni sono chiusi ed espongono Scoloriti
Cartelli “Vendesi” e/o “Affittasi”, l'altezza delle erbe selvatiche cresciute nei piazzali, è la prova di
una situazione di paziente temporaneo abbandono, in attesa di vendere o affittare il fondo a qualche
spregiudicato o incosciente neo-imprenditore. Le poche aziende sopravvissute al disastro
economico e finanziario, producono a regime ridotto e istituiscono turni limitati a poche ore
giornaliere, per non “disfarsi” del personale (ricorrendo ai licenziamenti). Molti giovani accettano
condizioni lavorative inumane costretti dalla necessità, orari di lavoro massacranti, in particolare
(nelle fonderie, nell'ambito edile e metalmeccanico), per ottenere retribuzioni orarie a dir poco
simboliche, inadeguate al costo della vita. Mi prendo una licenza personale, i giovani, non vogliono
sporcarsi le mani senza trarne le minime possibilità per condurre un'esistenza autonoma e dignitosa.
Molti imprenditori manifestano richieste assillanti di aumentare le ore lavorative e il lavoratore non
riscontra alcun vantaggio sulla busta paga, altrettanti imprenditori azzardano pretese assurde, ad
esempio la disponibilità per gli straordinari, successivamente non retribuiti o non retribuiti
adeguatamente. La precarietà introdotta dalla così detta “legge Biagi”, ha invalidato lo statuto dei
lavoratori, per culminare con le variazioni attuali, nelle quali è stato introdotto il licenziamento
senza giusta causa, ciò elargisce libertà imprenditoriali solo concorrenziali. Quel “politicante” che
appellò i giovani italiani “bamboccioni”, nel privilegio della sua agiatezza economica, non sa quali
sensazioni provi una persona che lavora, in fondo al mese non riscuote e il mese successivo non ha i
soldi per pagare la benzina che serve per tornare al lavoro, i sacrifici i nostri politici li fanno alle
Maldive (titolava un noto settimanale nazionale : “Oggi” n°3-18/1/2012), l'incertezza economica
non offre l'opportunità di edificare un futuro, la precarietà lavorativa ed economica non incentiva i
giovani a costruirsi un futuro, i dubbi e le preoccupazioni, sono causati anche dalla percezione del
rischio di estinzione delle prossime generazioni. Fin quando i “giovani” potranno “appoggiarsi” al
nucleo familiare, avranno la possibilità di attendere che la stagnazione economico-finanziaria abbia
termine, sperando che l'economia riprenda il proprio corso, le manifestazioni di protesta che
dilagano in tutta Italia, sminuite dai mezzi di informazione, dovrebbero incentivare lo snellimento
dei processi di alleggerimento burocratico.
10/02/2012Angelo Meini
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