Vince il banco! (breve racconto pubblicitario)
Pubblico sul blog questo racconto che ho realizzato a scopo pubblicitario, solo per promuovere il mio gusto descrittivo e i miei libri, perché leggere fa bene!!!
Buona lettura.
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Ogni
riferimento a fatti realmente avvenuti e a persone realmente esistite
è puramente casuale.
Vince
il banco!
Mi
ricordo zio Titino nel bar di Frankie Faina a Rapafritta (antico
paesino agreste). Era il primo pomeriggio di una caldissima e
splendida giornata assolata, mia cugina Nessa mi invitò ad
affacciarmi per guardare all'interno di una persiana semichiusa, le
ante erano accostate alle estremità, così, nello spazio che si era
creato tra le persiane e il davanzale fu possibile entrare con la
testa per vedere dentro... La sala attrezzata con un tavolo
circondato da quattro persone, zio Titino era seduto di spalle alla
finestra, nonostante la posizione sfavorevole vidi che era vestito in
modo elegante (aveva un gessato di colore chiaro), gli altri
individui erano vestiti in modo usuale, per le mode dell'epoca e per
la realtà rurale di un paese agricolo. Si guardavano con estrema e
malandrina complicità mentre zio Titino giocava ingenuamente le sue
carte, quando si accorsero della nostra presenza gli indicarono la
finestra, così, zio Titino si voltò repentinamente urlando per
terrorizzarci e cacciarci via. Per molti anni zio Titino si recò
nella saletta da gioco del bar di Frankie Faina, sia prima di questo
episodio sia alcuni anni dopo (erano gli ultimi anni '70 e il
decennio compreso tra il 1980 e 1990); dopo la morte dei nonni, dai
vicini di casa e dai paesani riuscimmo a sapere che zio Titino ogni
giorno creava debiti di gioco e nonno Sérace passava a saldare i
creditori quotidianamente... Quando eravamo piccoli, nonostante
fossimo presenti in circostanze poco costruttive o assistessimo a
discussioni e liti più o meno furibonde, non tutto era
immediatamente comprensibile. In estate nonno Sérace ci portava
spesso al bar di Frankie Faina per prendere un gelato, le prime
parole che erano pronunciate entrando erano: -Che fa? Vince?-,
Frankie Faina complice dei giocatori (che “spennavano” senza
pietà zio Titino), consapevole e cosciente fautore di un disastro
familiare senza precedenti, annuiva senza scomporsi e sorridendo
ripeteva due o tre volte con voce pacata: -vince...-. Nonno Sérace
ci lasciava qualche minuto per entrare nella piccola porta color
legno in fondo a destra dopo il banco del bar, dietro quella porta si
consumava uno scempio che avrebbe avuto riflessi nei decenni
successivi! Dopo un po' di tempo ricompariva e ci portava a casa (non
diceva nulla e non lasciava trasparire alcuna emozione), così, ciò
non destava interesse e le situazioni più squallide (create
dall'idiozia del giocatore) passavano quasi inosservate; si sarebbero
rivelate nel loro totale squallore qualche anno dopo (si trattava di
avere solo pazienza...)!
Un breve racconto di Angelo Meini 2014
Ogni
riferimento a fatti realmente avvenuti e a persone realmente esistite
è puramente casuale.
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